| | | OFFLINE | Post: 1.788 Post: 1.106 | Registrato il: 12/09/2009 | Città: COSENZA | Età: 59 | Sesso: Maschile | Quaddista | Estremo | |
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14/06/2011 21:04 | |
Partenza, sabato ore 9, come al solito, in ritardo sul programma.
Mulattiera, primi intoppi e prime difficoltà, ma alla fine tutti indenni verso il muro panoramico. Qualcuno ha lievi difficoltà, ma tutto bene. Trasferimento verso la Gioffa, ma non ci arriviamo tranquilli. Di fatti a una curva vedo la moto di Giorgio letteralmente infilata in un roveto con il pilota dolorante. Lo facciamo uscire da quella situazione e lo spostiamo sul fuoristrada alla fontana dei pini. Li, una volta rinfrescato e tolte le protezioni, riscontriamo una contusione al gomito destro che non gli permetterà di continuare l'escursione. Rientro a casa con il fuoristrada di appoggio, mentre noi ci concediamo un primo spuntino a base di polpette, formaggio e salame e un po’ di vino.
Alla Gioffa, Samir la vede e si meraviglia come Luigi si sia imputtanato li, ma guarda caso, succede la stessa cosa a lui. Ma, in breve, tira fuori la sua esperienza e porta fuori dal passaggio il suo King.
Via di un fiato verso il canale della Luta che ci porta sul lato Tirrenico dell’Appennino e per il ritardo accumulato, decidiamo di saltare il rifugio di San Fili. Mentre Samir tira come un dannato per raggiungere il gruppo, ma il Zeto "manca" la staffetta e la carovana si stacca in tre parti. Poco male, ci sono io che chiudo il gruppo e in breve li ricompatto.
Da li, do la testa del gruppo a Senzabenza ed io, Antonio, Veliciraptor e Il Zeto partiamo per una veloce sgroppata da prova speciale!!! Alla fine Antonio dice: AHHHH ci voleva proprio!!!
Ritorniamo nei ranghi. Riprendo io la testa del gruppo e scendiamo verso Fuscaldo, per poi puntare alla scalata di Cozzo Cervello. Nei boschi di pino i profumi ci inebriavano, la (poca) vista del mare completava il tutto. Perché poca vista? Perché la nebbia, strano fenomeno per il periodo e il luogo, avvolgeva le alture dell’Appennino. Più salivamo e più s’infittiva. Intanto, le copiose piogge e l'erba bagnata ci rendono difficoltosi passaggi che in ricognizione erano completamente differenti.
Al pensiero “io, speriamo che me la cavo”, falcio le felci alte fino alle ginocchia, tentando di ritrovare punti di riferimenti validi. Al nostro seguito c’è sempre quel Selvaggio di ½ Kilo con la Batmobile rossa, che per la sua irruenza, su un muro spacca la trasmissione posteriore. In mezzo al bosco di pini, su una ripida e scivolosa salita, con il fuoristrada in avaria che si fa? Si crea un verricello umano. Togliamo dalla situazione la Batmobile e decidiamo di dividere il gruppo in due. Antonio e Gianluca scorteranno il fuoristrada menomato, mentre io proseguo sempre per Cozzo Cervello, dove ci cercheremo di ricongiungerci.
Più si sale in quota, più la nebbia è fitta e più aumentano le difficoltà del percorso. Qualcuno scivola nel costone, ma è salvato da un albero cresciuto lì in maniera provvidenziale. Siamo a 20 metri da Cozzo cervello ed io non riesco a trovare sto c…zo di passaggio. Decido di salire a piedi in cima e da li ritrovo la via. Il passaggio, molto ripido, è reso scivoloso dall’erba alta e bagnata per la pioggia. Breve consultazione e decidiamo di tentare comunque, non prima di aver liberato la scarpata da rami e foglie secche. Creiamo un corridoio di sicurezza per eventuali ribaltamenti. Provo io per primo, o salgo, o mi ribalto. Riesco ad arrivare a un metro dalla cima. Il resto lo faccio tirato dalla “truppa” con una corda. Dietro di me parte Andrea che voleva accontentare crampo con un doppio back flip, interrotto da me, perché non in programma. Tutto bene, tranne l’adrenalina e qualche graffio per il Raptor. Dopo che la strada è stata tracciata, il resto dei componenti sale egregiamente. Intanto arriva Antonio e Gianluca dall’altra parte, senza il fuoristrada perché, Gianfranco (1/2 Kilo) è andato a casa a cambiare l’albero di trasmissione. “ non potevo abbandonare il Mucchio”!! Peccato che si fosse portato via anche tutta la roba da mangiare.
E’ tardi, che si fa? Nuovo taglio del programma, saltiamo il Laghicello e via per una veloce sgroppata fino alla statua di San Francesco di Paola. Ci arrangiamo con una sopersata che ha Antonio nello zaino. Classica cronoscalata di San Francesco. Si parte uno per volta staccati di un minuto ciascuno, dove ognuno di noi ha tirato fuori tutte le sue velleità velocistiche, mentre Zio Sam sale pacioso e sorridente. Ore 17, decidiamo di avviarci verso il luogo dell’accampamento. Arriviamo al passaggio della Catena, guadiamo il fiume Emoli e si arriva all’orticello, dove una parte di noi si occupa di cercare la legna per il barbecue e per il fuoco notturno, Antonio si mette alla teste dei quaddari che devono rifornire, mentre io chiamo Gianfranco e chiedo a che punto sono con la riparazione, “stiamo arrivando”, mi risponde ½ Kilo, ci vediamo al punto stabilito per caricare tutto l’occorrente per montare il campo”. Occorrente, che nel frattempo mia moglie, aveva avvicinato con la macchina.
Io e Senzabenza partiamo per scortare il fuoristrada carico all’inverosimile al campo. Grande festa per l’arrivo di Gianfranco (e di tutta la roba da mangiare e da bere). Chi accende il fuoco, chi allestisce la griglia e chi monta le tende (bellissime e veloci le “2 second” di Decathlon). Prima che io mi muova con le tovaglie, già compare formaggio, pancetta e naturalmente “u vinu”.
Velocemente apro il contenitore della carne e MIRACOLO la griglia si anima con su pancetta, salsiccia piccante e delle lombate di vitello tenerissime. Non so a che ora abbiamo iniziato a mangiare, certo che la fame non ci mancava, e nemmeno quando abbiamo terminato.
So solo che più di uno era in preda ai fumi dell’alcool, tanto da fare il fachiro e saltare sul fuoco, oppure, cercare di accendere una lampada a gas, mentre tutti eravamo con le torce a led, e sta lampada che non ne voleva sapere di accendersi, tanto che Antonio ha proposto a Luigi di buttarla nel fuoco e così e stato. Di colpo siamo spariti tutti dal fuoco e un botto, con relativa fiammata, ha sancito la condanna emessa da Antonio per la nuovissima lampada a gas di Luigi 68,69 e 70. Mentre i cori e i “volemose bene”, oppure le evocazioni Selvaggi echeggiavano nella tranquillità del bosco, piano piano, un po’ per la stanchezza, un po’ per “u vinu” siamo andati a dormire, contenti, nonostante le difficoltà, della giornata appena finita.
Aspettavamo l’alba… ma prima che sorgesse il sole, alle quattro di mattina si sentiva un concerto che non oso descrivere!! Risultato: io, mio figlio, Luigi e Antonio svegli. Cha fare? Colazione con cornetti e caffè, nel frattempo iniziava ad albeggiare, ed io, con gli stivali fuori dalla tenda, mi sono rimesso a dormire.
Questo è stato il primo giorno, il resto della storia, alla prossima puntata.
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